Togen Anki – Sangue Maledetto

Shiki Ichinose è un ragazzo a dir poco problematico: sguaiato, irriverente, senza peli sulla lingua vive seguendo solo le sue regole, finendo puntualmente per litigare pesantemente con suo padre adottivo, che lo ha salvato da morte certa trovandolo in strada quando era ancora in fasce.

La vita di Shiki viene sconvolta quando un uomo ben vestito entra nel negozio del padre; quest’ultimo sembra venuto per parlare proprio con il ragazzo ma prima che quest’ultimo possa capirne il motivo una macchina si scaraventa nel negozio, investendo l’uomo.

A fare tutto questo è proprio il padre di Shiki, che comincia a scappare rivelandogli la verità: lui è un Oni, un essere capace di manipolare il proprio sangue e l’uomo del negozio fa parte della Momotaro, un’organizzazione che ha come unico obiettivo lo sterminio degli esseri come Shiki.

Per il ragazzo inizia un cammino di totale stravolgimento della sua vita, fatto di dolore e frustrazione, cercando di capire chi è veramente e come vivere la sua vita.

Amici, Togen Anki – Sangue Maledetto è lo shonen per eccellenza, fatto di azione, combattimenti, e non solo, il che lo rende sicuramente piacevole e apprezzabile per gli amanti del genere ma non lo rende sicuramente memorabile.

All’inizio il primo paragone che mi è venuto in mente è stato con Deadman Wonderland, in cui era stato ampiamente sfruttato l’espediente della manipolazione del sangue per renderla un’arma; mi ha ricordato poi tantissimo Naruto, con la figura del maestro sui generis e overpowered Naito Mudano che deve insegnare a Shiki e ai suoi compagni come sfruttare al meglio le proprie caratteristiche di Oni in questa lotta contro il male rappresentata dalla Momotaro Corporation.

Il primo volume, alla fine, non mi ha mai fatto vedere questa serie per ciò che è, ma solo per i paragoni con altri shonen, il che è tutto dire; chi avrà letto Naruto sicuramente si ricorderà le sue difficoltà nell’utilizzo del chakra, così come le difficoltà iniziali di Ganta Igarashi in Deadman Wonderland nell’utilizzare il Ramo del Peccato; allo stesso modo Shiki avrà le stesse difficoltà, per gli stessi motivi in una situazione estremamente analoga a quella di Naruto durante l addestramento.

Poco è l’approfondimento dei personaggi e del contesto, in un primo volume che vuole presentarci la situazione di Shiki facendocela vivere dall’interno, contribuendo ad una sensazione di spaesamento che può essere apprezzabile se si pensa alla volontà di creare empatia con il protagonista, meno dal punto di vista puramente narrativo.

I disegni sono molto buoni, con un tratto deciso che riesce a riprodurre bene le scene di combattimento, accattivanti e ben organizzate.

In definitiva Togen Anki – Sangue Maledetto è uno shonen che sicuramente troverà tanti apprezzatori ma che personalmente non è piaciuta perché le somiglianze con altre serie da me apprezzate sono troppo grandi da farmela vedere per ciò che vuole essere.