Phantom Stalker Woman

8 Dicembre 2020 0 Di Hiruma

Phantom Stalker Woman è uno dei più disturbanti e inquietanti seinen horror di sempre, vi farà gelare il sangue come solo gli horror giapponesi sanno fare.

Phantom Stalker Woman

Phantom Stalker Woman

Trama


Hiroshi è uno studente universitario come tanti, vive nel suo monolocale e lavora per pagarsi studi e affitto. Un giorno, in piena notte, qualcuno inizia a bussare insistentemente alla porta del suo vicino che non sembra essere in casa. Non riuscendo a dormire si affaccia dalla porta per capire chi sia questa persona così insistente. È così che incrocia il suo sguardo con una donna altissima e inquietante, dall’aria sciatta, con una busta di carta sgualcita, un lungo impermeabile e delle scarpe di tela consumate.
A sua insaputa, con quel piccolo e quasi insignificante gesto, Hiroshi ha segnato la sua condanna.

Scheda


Scheda Manga

Titolo Originale Zashiki Onna
Autore Minetaro Mochizuki
Editore Kodansha
Editore Italiano Star Comics
Tankobon Volume Unico
Anno
  • 1993
  • 2002 (1^ Ed. Star Comics)
  • 2020 (Nuova Ed. Star Comics – Collana Umami)
Genere
  • Seinen
  • Horror

Recensione


La storia narrata dal sensei Minetaro Mochizuki, uno dei più apprezzati autori horror del panorama nipponico, prende spunto da una delle più spaventose leggende metropolitane giapponesi secondo cui lo spettro di una donna sfregiata dal marito geloso vaga per il Giappone chiedendo ai passanti se la trovino bella, per poi ucciderli senza pietà.
Da qui l’incontro tra Hiroshi e la misteriosa e inquietante Sachiko. La cosa che più mi ha colpito di tutto di tutto il volume è come il sensei Mochizuki riesca a trasformare in pregi quelle caratteristiche che, superficialmente, potremmo considerare difetti: la forza del racconto è incredibile, ma il ritmo, che di primo acchito definirei incalzante, è invece calmo e pacato al punto da risultare snervante e angosciante a causa della vicenda narrata. Questo ritmo è, quindi, perfetto per trasmettere al lettore il senso di inquietudine che anima l’intera opera.
A questo si aggiungono i disegni che, associati a qualunque altro genere, sarebbero da definirsi non all’altezza, acerbi… ma ancora una volta Mochizuki sfrutta uno stile che è tipico degli horror psicologici, uno stile freddo che aumenta il distacco del lettore da un’opera che, di contro, lo porta in una situazione che gli potrebbe essere estremamente familiare.
Tutti questi elementi contrastanti lavorano all’unisono fondendosi alla perfezione creando nel lettore un mix di emozioni terribile e angosciante in grado di far raggelare il sangue a chiunque.